MICHELA ZIN alla direzione della Fondazione PORDENONELEGGE

Diffondere Cultura e promuovere il Territorio
di Patrizia Pittia
Per l’intervista di questo mese mi sposto a Pordenone, nel cuore della città, presso lo splendido palazzo seicentesco Badini, dallo stile barocco-veneziano, di proprietà del Comune e oggi sede della Fondazione Pordenonelegge. Qui incontro la direttrice Michela Zin, un’occasione preziosa per una interessante chiacchierata. Michela, pordenonese Doc, mi racconta che i suoi inizi lavorativi sono legati alla Camera di Commercio di Pordenone con molteplici impegni, in particolare la promozione del territorio seguendo qualsiasi evento dal punto di vista organizzativo. Nel 2000, assieme al presidente di allora, Augusto Antonucci, nasce la volontà di creare Pordenonelegge. «C’era già all’interno della fiera un salone dedicato ai libri. In quel periodo nascevano i Festival ed è sorta l’idea di spostare l’evento all’interno della città: nelle piazze e nelle vie, con appuntamenti culturali. Dai tre giorni iniziali ora se ne contano cinque, un lavoro faticoso e un percorso costante che ci ha portati a festeggiare i 25 anni» ricorda con orgoglio. FONDAZIONE PORDENONELEGGE Nel 2013 è stata presa un’altra decisione importante: gestire la manifestazione all’interno della Camera di Commercio era diventato troppo impegnativo per le limitazioni che ha un ente pubblico, quindi, con l’intesa delle associazioni di categoria nasce la Fondazione Pordenonelegge. «Per me è stata una scelta di vita, oltre a gestire il gioiello del Festival, attualmente riferimento nazionale e internazionale, sono state intraprese altre attività legate alla cultura che ci impegnano tutto l’anno, con un ampio ventaglio di iniziative». Tre sono i curatori del Festival: Gian Mario Villalta, Alberto Garlini e Valentina Gasparet. «Vengono dal mondo del libro con diverse esperienze, quindi effettuano scelte di grande qualità, con autori di nicchia, senza però tralasciare i grandi nomi e hanno una grandissima attenzione al pubblico, molto attento, educato e curioso. Ogni anno – continua – cerchiamo di portare autori che abbiano qualcosa di speciale da trasmettere, su temi attuali e ospitiamo una cinquantina di anteprime internazionali». Durante le cinque giornate, la città si stringe attorno al Festival con una organizzazione perfetta. Nella tensostruttura vengono venduti circa ventunmila libri. «Il colore giallo dei manifesti che la adornano in quei giorni li rende solari, allegri e coinvolgenti, ormai una caratteristica che tutti apprezzano. Nonostante l’avvento del digitale – mi spiega Michela – i lettori amano ancora il cartaceo. Inoltre, la ricaduta economica del Festival è un motore di sviluppo per il territorio molto importante, in quelle giornate le persone presenti a Pordenone raddoppiano rispetto agli abitanti: ristoranti, bar, hotel sono tutti sold out, il che dà molto ossigeno al commercio cittadino».
PORDENONE CAPITALE DELLA CULTURA 2027
Michela è molto orgogliosa della candidatura della città, il cui merito va al Comune di Pordenone che ha fatto un grande lavoro presentando un dossier coinvolgendo tutti gli attori del mondo culturale: si è puntato ai giovani, al futuro, guardando avanti. “Pordenone città che sorprende”, una piccola cittadina del Nord Est solitamente dedita all’economia industriale, che in questi ultimi anni si è ritagliata uno spazio importante anche nell’ambito culturale. «Oltre a PordenoneLegge ci sono Cinemazero, il palazzo del fumetto, grandi eventi musicali, ed uscire dalla maglia dell’industria e dell’economia è una grande soddisfazione per una piccola città». Negli anni scorsi Michela ha avuto una sua rubrica su Fuocolento dal titolo “Turismo Culturale”. «Un’idea ispirata proprio dagli autori che vengono a Pordenone da tutto il mondo: scoprono il territorio, sia dal punto di vista turistico che gastronomico che li conquista, ripartono tutti con qualcosa di caratteristico, apprezzano i nostri piatti tipici, un mix di sapori, e i nostri vini. Abbiamo anche organizzato delle gite giornaliere nel pordenonese: nella laguna di Hemingway, nel Vajont di Corona, a Trieste, così si univa turismo e cultura e lo raccontavo sulla rivista». Chiudiamo l’intervista con un occhio alla passione per la gastronomia: «premetto che di natura sono una curiosa in generale, sempre alla ricerca di cose nuove, abbiamo molti talenti giovani: cuochi eccezionali, appassionati di enogastronomia e allevatori, luoghi sconosciuti da scoprire e valorizzare, che Fuocolento negli anni ha sempre cercato di promuovere». Michela trasmette una carica di energia positiva che traspare nell’amore e nella passione per la sua città.